Il cammino del diaconato in Italia si sta svolgendo secondo le linee tracciate negli ultimi anni dalla riflessione teologica e dall’esperienza pastorale legata ai bisogni della comunità ecclesiale. Lungo questo cammino, che trova nella stessadiakoniadi Cristo le sue radici e nella realtà incarnata della vita ecclesiale le sue rinnovate motivazioni, fondamentale resta il ruolo dellaComunità del diaconato in Italia, presente da oltre trent’anni nella Chiesa italiana per promuovere in modo fattivo e costantela diaconia come vocazione al servizio e il diaconato come segno sacramentale di questa vocazione nella Chiesa e nel mondo. LaComunitànasce a Reggio Emilia nel 1967, ad opera di don Dino Torreggiani e don Alberto Altana.
Se oggi la quasi totalità delle diocesi italiane (solo in trenta manca) ha introdotto il diaconato permanente, se i diaconi ordinati sono circa 2.600 e in alcune regioni si è attuato o si sta attuando una rete di coordinamento da parte delle Conferenze episcopali regionali, ciò è in buona parte frutto di un lungo e costante operare, in docilità allo Spirito e fedeltà di ispirazione, dellaComunità del diaconatoin Italia, il cui servizio è stato definito dai vescovi italiani“lievito e fermento”del ministero diaconale nella vita ecclesiale italiana(Convegno di Collevalenza, 2000).
Pur mantenendo inalterata la sua finalità iniziale – essere punto nodale di riferimento per l’informazione italiana e mondiale sullo sviluppo del diaconato, per favorire lo scambio di esperienze e far conoscere le novità dell’approfondimento teologico e degli orientamenti del Magistero – laComunitàha recentemente condotto una seria riflessione sul senso della sua presenza e sulla necessità di adeguare alle nuove esigenze della Chiesa italiana il proprio modo d’essere, ribadendo nel modo seguente le caratteristiche del proprio ruolo:
essaopera comeservizio di animazionedelle chiese locali per la promozione del diaconato, seguendo gli orientamenti del Magistero della Chiesa;
intende mantenere la sua natura diassociazione(pur regolata da norme statutarie essenziali), chenon si sovrapponeenon entra in concorrenzacon gli organismi istituzionali promossi dalla Chiesa, anche a livello di rappresentanza dei diaconi, perché non è – per sua stessa natura – un’associazione di categoria;
ritiene che la novità del diaconato permanente richieda, per affermarsi in modo autentico,un processo di rinnovamentodella Chiesa nei termini indicati dal Concilio Vaticano II;
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continua a profondere un particolare impegno per la rivista“Il diaconato in Italia”, che rappresenta da 36 anni in Italia l’unico strumento di collegamento e di scambio sui problemi teologici e pastorali del diaconato e sull’attuazione del ministero diaconale.
Alla luce di questa opera di“rinnovamento nella continuità”, che incide indubbiamente sullo sviluppo delladiakoniaministeriale ed ecclesiale in termini di maggiore consapevolezza di sé e fedeltà di servizio, laComunitàha inoltre costituito, dal giugno 2000, un collegio di presidenza nazionale, al quale ha affidato la responsabilità di guidare l’iter del rinnovamento appena avviato. Vale la pena sottolineare, in merito, alcuni passaggi del nuovo Statuto che evidenziano da un lato lacontinuitàcon la propria storia e dall’altro laprospettiva verso il futurodel ministero diaconale:
“L’associazione, che si ispira al Magistero della Chiesa in materia di diaconato permanente,assume il principio secondo il quale il diaconato permanente è graziasacramentale costitutiva del ministero ordinato.L’associazione intende promuovere il diaconato permanentenon solo per la sua funzione pastorale, ma soprattutto come espressione e fattore del rinnovamento della chiesa, dal momento che il carisma del diaconato è diretto ad alimentare un’incessante conversione della comunità ecclesiale,così che la chiesa diventi sempre più serva e povera, una chiesa che trae dall’atteggiamento del servizio tutti i suoi orientamenti, le sue decisioni, la fisionomia delle sue strutture. L’associazione fa suo il principio secondo il quale ilproprium– ovvero l’ambito specifico – del ministero diaconale, èil servizio all’unità nelle singole comunità e tra le diverse comunità, in comunione col vescovo e col presbiterio; ed anche il principio secondo cui il compito del diaconoconsiste nel dare continuità e stabilità alla più diffusa ministerialità del popolo di Dio, sia quella esercitata nel “tempio” con il ministero della Parola e del calice, sia quella “fuori dal tempio” come il ministero coniugale, caritativo, educativo e professionale” (cfr art. 3).
Inoltre, la forma associativa definita dagli articoli 1 e 5 prevedeun’associazione di fedeli,“chierici e laici, uomini e donne”, escludendo in modo definitivo che si tratti di un’associazione “di categoria” composta esclusivamente di diaconi e sottolineando che il servizio di animazione è aperto a tutti, in quanto coinvolge attività di studio ed approfondimento, condivisione di esperienze, incontri di preghiera e convegni.
Da ultimo, il nuovo statuto prevede un’ordinata distribuzione di funzioni in seno all’associazione, dettata non da esigenze di efficientismo, ma dal desiderio di far emergere e di condividerei doni di tutti.
Un’Associazione aperta ed accogliente
Il servizio di animazione della Comunità è, infatti, paragonabile all’azione del lievito che fermenta e fa crescere la pasta. Così è anche per chi vi aderisce e ne condivide lo scopo: l’aderente con la sua presenza nella realtà della chiesa locale, promuove la sensibilità dei fratelli e delle sorelle verso la piena comprensione del diaconato permanente come realtà sacramentale, carisma che favorisce la continua conversione della comunità cristiana, servizio all’unità nella singola comunità e tra le diverse comunità.
Per le connotazioni attitudinali e socio-psicologiche che le caratterizzano, le dimensioni del servizio e dell’animazione, rivolte a creare un clima di accogliente operosità, interpellano anche le donne: spose di diaconi e di candidati, ma anche donne particolarmente impegnate nella preghiera, nel servizio agli ammalati, nella catechesi e nella pastorale in parrocchia o in altre realtà ecclesiali.
Fondamentale appare l’adesione delle religiose i cui carismi, nei diversi campi della vita spirituale ed ecclesiale, costituiscono una preziosa testimonianza che ben si coniuga con la promozione del diaconato permanente e il rinnovamento della Chiesa.
La promozione del diaconato permanente da parte dellaComunitàdel Diaconato in Italiapassa, dunque, attraverso un attento servizio di animazione che si concretizza essenzialmente nelle seguenti attività:
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l’organizzazione diincontri di preghiera,esercizi spirituali,seminarieconvegni di studiosul diaconato;
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la redazione, la pubblicazione e la diffusione della rivista“Il diaconato in Italia”;
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ogni altra iniziativa
, anche in collaborazione con organismi ecclesiali nazionali ed internazionali, diretta al conseguimento delle finalità e degli scopi previsti dallo statuto.
Queste le linee guida dei futuri impegni assunti dall’Assemblea dellaComunità del Diaconato in Italiaa Frascati (Roma), nel corso dell’incontro tenutosi il 13-14 febbraio 2004. L’Assemblea è stata preceduta da una tavola rotonda sul documento della Commissione teologica Internazionale “Diaconato: evoluzione e prospettive”, alla quale hanno preso parte Mons. Pietro Bottaccioli, delegato per il diaconato in seno alla Commissione episcopale per il Clero, Mons. Luciano Monari, vescovo di Piacenza, e Enzo Petrolino.
Durante il corso dei lavori è stato letto il messaggio inviato dal cardinale Camillo Ruini, presidente della CEI. “I vescovi italiani,ha scritto Ruini,continuano a guardare con interesse, attenzione e fiducia allo sviluppo di questo ministero ordinato. Non posso che lodare e benedire una iniziativa, come la presente, destinata ad allargare nel popolo di Dio l’interesse e l’attenzione per la vocazione al ministero diaconale”.
L’incontro ha visto la partecipazione di 170 persone su circa 400 iscritti all’Associazione. I presenti sono stati chiamati ad eleggere il Consiglio Direttivo, i cui membri, a loro volta, hanno eletto ilPresidentee le altre cariche associative.
Quale speranza allora per il diaconato? La strada già percorsa ha dato buoni frutti; dal lavoro generoso e dalla fedeltà alladiakoniacui siamo stati chiamati altri ne verranno, seminati dal soffio libero e vitale dello Spirito, che anche in questo tempo nuovo della Chiesa e della storia sempre guida la nostra mano e i nostri passi.